In questa avventura, presente e passato si incontrano ancora una volta. In questa occasione il meeting point é Ferrara, Emilia Romagna, Italia.
C’è un tempo terribile, pioggia, vento e tuoni. L’aereo trema ed insieme ad esso, io, in un attacco di panico.
Loro mi aspettano sotto la pioggia. N. non scende dall’auto perché “Mi faccio la doccia altrimenti” dice. S. si tuffa e quando arrivo, ancora scossa dal viaggio, ci abbracciamo forte. É passato troppo tempo. Più di anno. Un nodo alla gola. Con N. invece ci vediamo spesso (per spesso si intende almeno 2 volte all’anno), perché lei vive a Milano.
Mi chiedono “come stai?” Ed io non so da dove iniziare. Quando ho parlato con loro l’ultima volta?! N. deve essere necessariamente più aggiornata di S. Un tuffo nei ricordi per recuperare le ultime informazioni utili di cui ancora loro non sono a conoscenza. Non riesco a ricordare, allora inizio dal “nuovo lavoro”, di cui per nuovo si intende “ci lavoro già da 10 mesi, ma per te é nuovo”. -Dovremmo chiamarci di più- penso – Perché non lo facciamo mai?! -. Quel silenzio tra noi é un pò strano. Attimi di profonda riflessione per tutte e 3. Non ricordiamo dove ci siamo lasciate. Ci sono troppe cose non dette, non condivise, non vissute.
In un attimo siamo grandi e siamo a Ferrara. Saremmo dovute venire molto tempo prima e invece siamo qua adesso, 9 anni dopo, e l’università é finita da tempo e ci muoviamo su una mercedes bianca, invece che con l’autobus senza timbrare il biglietto.
Inizio io, dunque. Il mio “nuovo lavoro”. Dico che non va bene, che vorrei di più, che ci sono molti alti e bassi e a volte mi sento fuori luogo. Poi inizia N. che fa la maestra e dice che i bambini la fanno incazzare, che però li ama. S. ascolta taciturna, poi esclama “Dobbiamo fare la spesa perché non ho nulla in casa!” dice. Eccoci, in un attimo tornate alle origini. Noi 3 al supermercato, facendo la spesa più bizzarra di sempre, con 800gr di chicken nuggets come i nostri “gold old times” e 2 bottiglie di vino.
Arriviamo a casa di S. che ci ospita in questa fredda e nebbiosa Ferrara per la prima volta, dopo 9 anni in cui le nostre vite non si incrociano più per caso. Dobbiamo farlo accadere perché sia reale. Non tutte le nostre amiche sono potute esserci. Ci ubriachiamo anche per loro.
Sappiamo che S. non sta bene ed é solo al terzo o quarto bicchiere di vino che si lascia andare. Ci racconta tutto ciò che non abbiamo visto, ascoltato, vissuto. Mi sento impotente, inutile, assente. Non c’ero quando lei aveva bisogno di me. Quando loro hanno avuto bisogno di me. Non ci sono mai. Non ci sarò mai. Tremo, per un attimo mi assento.
-Tutte le cose che ho perso di loro, quando lottavo per i miei sogni-
Focus Chiara. Non si parla di te adesso, ascolta cazzo. Empatizzo con quello che ci racconta. N. é saggia, mentre io affogo nella preoccupazione che la mia amica abbia bisogno di una mano per uscire da questo disastro emotivo. Questa casa, queste cose, questa vita, c’é troppo di lui. Di quello di cui dice che vuol disfarsi. Penso “molla tutto e vai via”, però spesso dimentichiamo che non é la nostra vita che é in ballo. É la sua. La sua storia. Il suo dolore. Vorrei sapermi più presente e non ci riesco e non ci riuscirò seppur lo voglia maledettamente, perché la distanza e la routine ci divorano ed io non sono lí, con lei. Allora, mi dico, lascia stare le parole. Un abbraccio é tutto ciò che di intelligente sono riuscita fare.
Perché alla fine che ci rimane da fare. Non puoi sempre lottare con la vita. A volte, devi solo abbracciarla. Accettare che é così. Io e S. ci siamo sempre abbracciate quando le parole ci soffocavano, quando non venivano fuori. Con N. abbiamo sempre avuto un rapporto di “prendiamoci pure per il culo, tanto ci conosciamo troppo per incazzarci”. Mi stima e lo so, eppure anche se lei fa sempre la parte della forte e che non abbraccia nessuno, so che a volte mi vorrebbe a casa con lei a Milano a cenare e capirci con uno sguardo. Poi io la abbraccerei e le mi respingerebbe, ma questa é un’altra storia.
Il weekend in sé é pieno di cibo e vino. Il freddo ci accompagna ovunque. Un pò meno la domenica a Bologna, quando N. quasi perde il treno.
Vado via con tante sensazioni contrastanti. Le adoro, sono le mie amiche. Quelle che mi conoscono, quelle che conoscono la C. più bambina. Quella dell’università con gli outfit discutibili e diversi chili di tropp, che mi dicono che sono bella per alimentare la mia autostima e anche, (sopratutto) per prendermi per il culo.
Una volta una persona a me cara mi disse “Tienes mucho mundo interior”. A volte lo accendo e non smette di dirmi quante cose ho perso per guadagnare quello che ho adesso. Le mie amiche erano il prezzo del mio successo altrove?
Non lo so. Voglio mettere quella voce in “OFF” e lasciare che le mie braccia parlino per me. Un abbraccio fa bene al cuore, dicono. Vi abbraccio S. & N., tutti i giorni che non sono con voi. Tutte le mattine e tutte le notti che non vi grido “Sangu meo”, io ci sono. I belong wherever you are.
C.
No responses yet