Messico, 3 amiche, 8 anni dopo

“Amiga, mi sposo. Vieni in Messico al matrimonio?” mi chiese Gabi, una mia cara amica dell’erasmus in Italia, un pomeriggio di febbraio. Era il 2023.

“Fammi cercare i voli, ma.. quando mi ricapita un matrimonio messicano?”

E fu così che per 6 lunghi mesi monitorai skyscanner,e-dreams e tutte le piattaforme possibili per far si che quel viaggio diventasse realtà.

Approfittando di altre amicizie in Messico, contattai Shisha, la mia super amica che 8 anni prima aveva fatto l’erasmus in Italia, il semestre prima di Gabi.  “Portami in tour” le dico. “Io organizzo tutto, tu metti la macchina ma ti prego partiamo!”, “Ed il matrimonio? mi chiese. “Alla fine, prima tour e poi finale in bellezza con boda mejicana”. Lei risponde “Scrivo a Nina, sono sicura che dal Canada verrebbe!”. Era un SI. 🙂

E fue così che 8 anni dopo ci ritrovammo in Messico. Shisha, Nina ed io in tour per 12 giorni e il finale del viaggio con il secondo gruppo di amici invitati al matrimonio, tra cui Melina, un’ amica tedesca che sarà l’addetta a portarmi in messico outfit e scarpe per non portarlo in spalla per 12 giorni. Dalle stalle degli alloggi si Oxaca al lusso del resort del matrimonio nel Queretaro.

É l’11 di Novembre. Nina ed io ci troviamo a città del Messico. Sono passati 8 anni ed ancora non ci credo di essere riuscita ad organizzare questo super viaggio con le mie amiche di una “Chiara fa”. Era un’altra vita, un’altra me. Altre noi. Ci incontriamo direttamente nel nostro appartamento situato a Coyoacán, nel cuore della città. Era così tardi, volevamo raccontarci la vita ed immergerci subito nella vibrante atmosfera messicana ma le ore mancanti di sonno hanno avuto la meglio. Sorprendentemente Nina ed io ascoltiamo la stessa musica spagnola, Guitarrica De la Fuente e così ci addormentiamo sulle note di “Nana triste”.

Giorno 2: 12/11 – Esplorando Città del Messico

La giornata è iniziata con un tour del quartiere di Coyoacán, famoso per le sue strade pittoresche, colorate e piene di bar e ristoranti di cucina tipica. Ho visitato la Casa Azul, il museo dedicato a Frida Kahlo, ed é stato bellissimo immergersi lí dove un tempo lei creava un mondo tutto suo, fatto di passioni, inquietudini e atti di ribellione verso una società che sentiva oppressora e giudicante. Obbligatorio comprare il biglietto prima del viaggio per assicurarsi un posto. Nel periodo de Día de Los Muertos la casa Azul é una delle attrazioni turistiche più visitate e si potrebbe perdere l’opportunità di entrare causa biglietti sold-out.

Nel pomeriggio abbiamo passeggiato per lo Zocalo, caotico e pieno di rumori, sinceramente mi ha fatto percepire un pò d’ansia per l’eccesso di gente per le strade. Basti pensare che Ciudad de Mejico conta 25 milioni di abitanti.

La sera ci siamo dirette a Xochimilco, dove abbiamo provato a fare un giro sui tradizionali “trajineras” lungo i canali per goderci il tramonto – stile Venezia messicana – ma siamo arrivate troppo tardi. Al contempo, ci siamo imbattute in una fiera di coniglietti traumatizzati dalle tante luci e ruomori, suppongo fossero in vendita. É stato triste vederli tutti in gabbia e con un inizio di attacco epilettico intriso nello sguardo. Alla fine siamo tornate a casa in autobus, che non abbiamo pagato perchè eravamo a corto di spicci ed il conduttore ci ha intimato di darci una mossa ed entrare anche senza contribuire agli scarsi fondi dei trasporti pubblici messicani. Il traffico fa paura, puoi rimanere imbottigliato per ore, soprattutto nelle ora di punta. Le mie impressioni iniziali sono che non potrei mai vivere qua. Tutti si spostano in auto data la scarsità di mezzi lasciati in balia alla numerossima working class che non può, d’altro canto, permettersi di girare in auto con aria condizionata.

I turisti, come me, non fanno altro che peggiorare la situazione traffico, abusando di uber per ogni minimo spostamento ed evitando i taxi rosa, rinomati per non essere esattamente trasparenti sui prezzi. Ed io che amo camminare mi ritrovo a pagare 3-4 euro a tragitto perchè molte strade che attraversano la città sono super strade di mille livelli, non esattamente adatte ai pedoni. 

Giorno 3: 13/11 – Tour Guidato a Teotihuacán

Abbiamo trascorso la giornata in un tour guidato che ci ha portato a visitare il sito archeologico di Teotihuacán, il Santuario di Guadalupe e Tlatelolco. È stato incredibile vedere le maestose piramidi del Sole e della Luna e imparare di più sulla storia antica del Messico e la cultura Maya. Abbiamo anche fatto un Mezcal testing con una ragazza fortissima e conosciuto un ragazzo basco molto simpatico che ha condivisono con noi tutto il tour. Mentre il Santuario di Guadalupe mi ha ricordato un pò l’ambiente della Madonna di Lourdes, molti fedeli che cercano appigglio nel loro Dio. Non mi stupisce che la maggior parte di loro fossero semplici lavoratori che a stento riescono a provvedere per loro numerosissime famiglie. Alla fine del tour siamo andati a bere un drink in un bar bellissimo con vista città, Balcon del Zocalo. La sera abbiamo avuto tempo libero per esplorare il centro storico, mangiare con Gabi nel ristorante più caro della città e spendere 50 euro in una bottiglia di vino, cosa mai fatta nella vita! Abbiamo anche provato un piatto stranissimo, cioè osso di maiale tagliato a metà per poter succhiare la cartilagine all’interno, accompagnato dall’immancabile salsa di guacamole. Un sapore particolare ma considerato che ogni osso valeva la bellezza di 20 euro, doveva trattarsi di un piatto prelibato. Il ristorante si chiamava Loz Danzantes.

Giorno 4: 14/11 – Da Città del Messico a Puebla

La mattina l’abbiamo dedicata a fare una abbondantissima colazione tipica in un bar a Coycán per poi dirigerci a Cholula in autobus. Lì abbiamo incontrato finalmente la nostra cara amica Shisha che non vedevo da 2 anni quando era venuta nel 2021 a visitarmi a Barcellona. Insieme a Shisha c’è anche Alejandro, il suo ragazzo, che ci invita a fare un giro di Puebla per poi dirigerci a Cholula, dove vivono insieme. Mentre Nina ed io alloggieremo nel più tipico hotel messicano del nostro soggiorno oltre oceano: Hotel Real de Naturales.

Sono felice, sono con loro. Siamo più vecchie, più saggie e con i bagagli pieni delle nostre vite parallele che, dopo 8 anni, finalmente si ricongiungono. Siamo diverse, eppure c’è ancora quella confidenza, quella spensieratezza di 8 anni fa, quando festeggiare per ore ed ore era l’unica cosa che contava. Ora siamo molto di più, ma spero che quella vitalità latina la conserveremo per sempre.

Shisha é sorridente, ci guarda timida mentre interagiamo con Alejandro, il primo ragazzo dopo tanto tempo. Si sono conosciuti per caso, come noi 3, in un bar. E da allora non si sono più lasciati. Ha una spirito libero la mia amica Shisha e sa cosa vuole dalla vita. Ha messo su un’azienda di pubblicità ed il lavoro é una grande responsabilità per lei. Sa sempre divertirsi e ride ed é buffa ed é paziente. Per tutto il viaggio la mia priorità sarà prendermi cura della nostra driver. Senza di lei e la sua infinita pazienza e tolleranza non andremmo lontane. Penso spesso a lei quando qualcosa mi genera fastidio, quando vorrei scoppiare ma devo mostarmi tollerante. Ad oggi, con il senno di poi, scrivo questo post molti mesi dopo e mi dico, che senza questo viaggio non avrei conosciuto di lei questa grande dote che osservo e custodisco come un ricordo bellissimo di chi essendo semplicemente sé stessa, mi ha insegnato tanto.

Nina é una sentimentale come me. La verità é che in loro vedo il mio dualismo. La programmazzione e spensieratezza di Shisha, ma al contempo la passione ed il bello delle emozioni forti che Nina ricerca in ogni suo passo. Nina sa ancora emozionarsi davanti alla semplicità di un abbraccio, una chiaccherata profonda, un’alba alle 5:45 dem mattino. Mentre il resto del mondo non sa più piangere e nasconde le sue vulnerabilità, Nina mi ricorda che é bello abbracciarsi, guardarsi mentre sbuca fuori un sorriso o sottolineare la bellezza dei sentimenti provati in un determinato momento. Ha paura di dirti qualcosa di sbagliato, di stancare con i suoi discorsi profondi, ma io la tranquillizzo e le dico “Se la mattina sono grumpy, non é per te, ho solo bisongo del mio tempo, ma tu continua a raccontarti, io ti ascolto volentieri”. Ed é così che superate quelle piccole paure del “ e se dopo 8 anni non ci capissimo?” che tutte e 3 ci spogliamo di quel dubbio per mostrarci nella più grande naturalezza possibile fatta delle nostre essenze. Alla fine del viaggio mi renderò conto della nostra complementarietà, anche se nei 12 giorni di tour inevitabilemente non mancheranno delle giuste e sane incomprensioni, di lingua e non.

Giorno 5: 15/11 – Esplorando Puebla e dintorni

La giornata è stata dedicata all’esplorazione di Puebla e delle sue meraviglie architettoniche. Abbiamo visitato il centro, ricco di case di artisti e artigiani e non sono mancate le scomparciate di tacos di tutti i tipi. Puebla e Cholula mi sono sembrate due gemme sperdute in un paesaggio desertico. Normalmente fuori dagli itinerari turistici, mi trasmettono pace ma allo stesso tempo, vitalità. Se mi immagino un expat in Messico, dico a Shisha, a Puebla ci vivrei volentieri.

Giorno 6: 16/11 – Viaggio a Oaxaca

Dopo aver lasciato Puebla, siamo partite per Oaxaca, una città rinomata per la sua ricca cultura e tradizioni. Arrivate nel pomeriggio, ci siamo sistemate nel nostro hotel nel centro storico e abbiamo esplorato i mercati locali, perdendoci per le vie dei graffiti. La sera, devo ammetterlo, abbiamo fatto festa in un bar di Oaxaca con mezcal e tequila offertoci dal barista e la sua fidanzata in dubbie condizioni. Ed eccoci qua, noi 3, ancora una volta, unite dalla festa, mentre Nina balla cumbia con 50enni sconosciuti, Shisha ed io ci guardiamo, più complici che mai, mentre ogni nostra diversità risalta la bellezza dell’unicità. La mattina dopo ce ne pentiremo, e lo sappiamo, ma questa sera “todo fluye” e non sta a noi interrompere questo momento magico come Oaxaca, dichiarato “Pueblo magico”.

Giorno 7: 17/11 – Visita a Hierve el Agua & 7h on the road

Abbiamo dedicato la mattinata alla visita di Hierve el Agua, famose cascate pietrificate situate a circa un’ora da Oaxaca. Il posto é molto gettonato e si tratta di una facilissima escursione. Il bagno in queste piscine naturali non poteva mancare e l’acqua di cocco che bevo ad ogni occasione possibile nemmeno. Abbiamo tante ore di viaggio davanti a noi prima di arrivare a San José del Pacifico, patria dei funghetti allucinogeni. Su strada ci fermiamo in un piccolo paesino per rifocillarci in un mercato locale, dove una signora messicana cerca di rifiliare a Nina un figlio scapolo che vive in Canada mostrandole delle foto. Nina fa finta di apprezzare ma in privato ci confessa di averlo trovato “feo”.

Una volta addentrateci nel mercato locale, abbiamo mangiato una zuppa di pollo deliziosa e bevuto birra locale. L’anziana signora che ci ha servite aveva dei lunghi capelli grigi e un nome maya cucito sul vestito “Zazil”, Alba. Zazil ci avvisa che non é una buona idea addentrarsi nelle strade tra i boschi in auto dato che sono le tre del pomeriggio e presto farà buio. “Hay guarilleros. Tengan cuidado!”. Ci avvisa che potremmo imbatterci in bande di guerriglieri che hanno fama di saccheggiare chiunque passi. Così rassegnate dall’idea di intraprendere quell’itinerario, Shisha decide di andare a San José prendendo una strada centrale ma molto più lunga e tediosa. Arriviamo lí alle 19:30 con il buio più assoluto e un pò di paura, ma arriviamo sane e salve in questo posto in mezzo alla foresta in cui mi scopro essere poco equipaggiata per il freddo. Chiediamo subito di accendere il camino e ci scaldiamo al ristorante vicino con una buona grigliata di carne. A San José passiamo una delle notti più suggestive di sempre, nonché un’alba stupenda tra i boschi su cui sorvolano grandi rapaci dalla lunghe ali.

Quella mattina, dopo una super colazione home-made, decidiamo di fare un’ escursione in quad tra i boschi. Io ho un pò di timore di guidarlo, mentre Nina temeraria ne noleggia uno tutto per lei. Io abbraccio forte i fianchi di Shisha e mi lascio trasportare sicura delle sue abilità. L’esperienza é indimenticabile e mi sento proprio fortunata ad essere dove sono. Poche ore dopo Nina cade da un dirupo e miracolasamente cade di schiena con il suo super zaino che “Thank God” -dice lei – attutisce il colpo. Scansato il pericolo, ci rimettiamo in marcia per dirigerci verso Zipolite. Ci aspettano più di 4h di macchina verso un clima estramente tropicale. 

Giorno 8: 18/11 – Da Oaxaca a Zipolite

L’impatto con il clima caldo ed umido di Zipolite mi fa quasi soffocare. Ci metto un pò prima di abituarmi a quell’aria spessa e siamo tutte e 3 un pò nervose. Abbiamo scampato per un pelo una tormenta tropicale avvenuta la notte prima. Davanti a noi troviamo strade piegate in due. L’asfalto é saltato e ci sono grosse pozzanghere insuperabili a piedi. In auto non fiatiamo perchè tutte pensiamo la stessa cosa; temiamo per l’auto di Shisha, nostro unico mezzo che determina il successo o meno di questa vacanza. Io mi preoccupo per Shisha, la vedo tesa come non mai e capisco che non appena arrivate a Zipolite, qualcuno deve prendere la situazione in mano. Facciamo fatica ad arrivare al nostro alloggio, una casa sulla spiaggia che gestisce un vecchio scontroso che poi scopriamo essere solo un vecchio zoppo e solitario. Non si degna di venirci a cercare mentre noi ripetutamente gli diciamo di non riuscire a trovare l’alloggio in quell’angolo di buio pesto. Lo Cósmico.

Superato l’inghippo, il vecchio é un pò burbero però non é cattivo. Per un attimo dubitiamo se rimanere lí o meno, poi peró ci tranquilliziamo. Il tempo é feroce e ci sono dei lampi che quando si infrangono sul mare fanno paura. Chiediamo “Tutte le stanze sono anti tifone?”. Lui risponde “Solo una”. Ed é li che decidiamo di nasconderci per qualche minuto, nella nostra pace, la stanza di Nina in cui c’è un solo letto, ma dove pensiamo di dormire in 3. Fuori é il caos, lì dentro però ci sentiamo sicure. La missione successiva é: conoscere il posto e lasciarci cullare da emozioni positive. Arriveranno presto. 

Giorno 9: 19/11 – Relax a Zipolite

Abbiamo trascorso la giornata rilassandoci sulla spiaggia di Zipolite, famosa per la sua atmosfera bohemienne e le splendide viste sull’oceano. É una zona gay-friendly e nudista dunque é normalissimo vedere uomini nudi nonché poca diversità di genere. A noi non importa e decidiamo di immergerci in questo harem di libertà. Spero solo i tizi non entrino nei locali ad ordinare birre come mamma li ha fatti, ebbene neanche il tempo di pensarlo che vedo due mano nella mano entrare come se fosse del tutto una prassi abitudinaria. É divertente invece pensare che Nina ed io ci limitiamo a 10 minuti di nudismo totale nascondendo un imbarazzo celetato da un’ impulso di rivendicazione femminile, ma la verità é che ci sentiamo altamente a disagio.

Poi Nina si avventura tra le roccie in cui le onde si infrangono violentemente ed io non smetto di pensare alle parole di mia sorella “Attenta alle onde dell’oceano, hanno una potenza che porta via tutto!”, allora muovo le mani e faccio segno a Nina di scendere da lì, ma lei é felice, sta scoprendo il suo a mondo in un modo tutto suo, nella sua spensieratezza. Mi saluta a sua volta, mentre il mio avviso di “warning” rimane incompreso. Shisha ed io ci guardiamo. Speriamo che quelle onde siano clementi, ma entrambe nutriamo rispetto per quel mare che spazza ogni detrito. Poi vado a passeggiare per la spiaggia e rimedio delle fantastiche vesciche sotto i piedi che mi daranno non pochi problemi. C’è una festa quella sera  a Mazunte e alcuni tizi appena conosciuti in spiaggia ci invitano ad andare con loro. Le nostre risposte sono tutte diverse ed ancora una volta descrivono la nostra diversità. Per Nina é un SI PIENO, Shisha é “whatever”, per me é un “No, ho le vesciche, sono stanca e prevede temporale!”. Chi ebbe la meglio? Ovviamente, la guastafeste che sono, ma in mia difesa, quella sera ci fu davvero un temporale che allagò tutto. Non ricordo chi ci diede quella soffiata ma alla fine eravamo contente di non essere andate e di essere rimaste a bere mezcal circondate da i nostri amici hippie sicure di non essere sopraffatte da tentativi di rimorchio. Rimaniamo a vedere il tramonto e penso che sono proprio una privilegiata. Nina ed io, poi , abbiamo voglia di fare shopping e così facciamo fuori gli ultimi bigliettoni consapevoli che a Zipolite non esistono ATM. Più hippie di così…

Giorno 10: 20/11 – Da Zipolite a Laguna

Il nostro viaggio prosegue verso Laguna, dove abbiamo passato una notte in una palafitta che da su una spiaggia deserta. Niente venditori ambulanti, niente chiringuiti, nessuna musica assordante, nessun turista che ti vomita sul telo o che ti chiede l’accendino giusto quando ti appena ti sei distesa a prendere il sole. L’arrivo a Laguna é possibile solo in barca e ci sono dei tizi che appena passi in auto corrono a bloccarti in modo che tu scelga uno di loro per farti da transfer sull’isola in una barchetta martoriata dal tempo. É una trappola e portano solo le persone a tariffa fissa. Conosciamo un gruppo di solo travelers che si sono conosciuti e hanno deciso di continuare insieme il viaggio per giorni. Ci uniamo a loro per dividere il tragitto ma sono tutto meno che friendly. La tipa tedesca é quella più comunicativa e fa da leader del gruppo. Non hanno ancora un alloggio sull’isola e dovranno improvvisare ma io non sono affatto certa che troveranno, visto che l’isola non é attrezzata di molto strutture turistiche. Alla fine avranno molta fortuna e saranno tutti i nostri vicini di casa.

Non ci sono ristoranti o grandi opzini di cucina e per merenda ci cibiamo di tamales dei venditori che invece di vendere birra o cocktail lì vendono tamales. AMO. Il mio piatto preferito messicano, mangiato in tutte le salse ad ogni ora, essendo molto proteico era sempre il giusto pasto per sopravvivere in un viaggio di 20 giorni. Poi la tipa tedesca ci invita ad andare a cena, ma noi le diciamo che la raggiungeremo con calma. Una volta arrivate c’è solo una taqueria e decidiamo di fidarci ingozzandoci di tacos di vario tipo, mentre mi ritrovo circordata da questi sconosciuti che mi vedono mangiare mentre mi sbrodola la salsa del mio taco di carne mechada. Ci dicono di unirci ad un’escursione notturna in barca per vedere il placton luminoso che risiede nei fondali dell’isola. Ovviamente accettiamo ma questi tizi sembrano tutt’altro che in vena di socializzare. Non parlano e non fanno altro che sbadigliare. Ad una certa decidono di andare via e noi corriamo ai ripari fidandoci della tipa tedesca che va a reclutare un altro gruppo di turisti lì a fianco che stanno bevendo birra in una specie di bar arrabatato. Io mi limito ad accarezzare tutti i gatti locali. Nulla di fatto, gli americani non sono interessati al tour, che é a tariffa fissa anche quello, dunque o paghiamo di più a testa o niente tour. La tedesca non demorde e testarda continua con la sua missione.

Ad un certo punto viene giù una pioggia torrenziale e mentre tutti si riparano sotto tetti e tettoie cartonate, la tipa decide di andare a cercare il tizio della barca che “ci sta aspettando, devo avvisarlo che non andremo” cit, ma che é chiaro che stia già dormendo da ore. Ma lei é educata e vuole andare ad avvisare. Nina ed io ci guardiamo della serie “Que pesada!”, e voglio sollevare i tacchi ed andare al nostro appartamento a rilassarci ascoltando la pioggia scrosciante con vista oceano. Shisha che si preoccupa di tutti la segue per accertarsi che la tipa non rimanga sola a vagare per il porto. Aspettiamo circa 20 minuti, poi ritornano con il verdetto predetto. Non c’èra nessuna al porto ad aspettarci. Allora ci avviamo verso casa ed ancora una volta la tedesca si autoproclama leader del gruppo, dicendo di conoscere una scorciatoia.

Ci ritroviamo perse nel buio con un diluvio che sembra sciogliere la strada sterrata sotto i nostri piedi. La mia mente inizia a navagare ed immaginare scene di rapimenti tipiche da film americano. Poi decidiamo di prendere la strada verso la spiaggia, mentre il gps non risponde ai comandi e la tipa insiste di sapere dove ci troviamo e verso dove andare. Pestiamo la tenda di un tizio che dorme accucciato sotto una palafitta che di botto si sveglia ed io salto in aria. Inizio ad innervosirmi dato che la situazione si fa sempre più inverosimile, mentre le mie compagne di viaggio hanno un’altra virtù rispetto a me, fiducia verso il prossimo. E Shisha, con una calma serafica che invidio e che lei mi spiega essere una caratteristica messicana. Dice “ In questo Paese vanno male così tante cose che se dovessi arrabbiarmi per tutto mi farei venire un esaurimento nervoso”. Ed é vero, mi dico. Tutto dipende dalla prospettiva a cui sei abituato. Noi Europei non sappiamo aspettare, non sappiamo relativizzare. Pensiamo che tutto c’è dovuto e ci aspettiamo un sistema efficente dato i contributi fiscali che versiamo. Accettazione o rivoluzione? Qual é il giusto equilibrio. Del resto anche in Messico le tasse vengono versate per un sistema pubblico migliore, mi dico.

Arriviamo sane e salve, ma non vorrò più vedere quella tedesca bossy. E come disse mia sorella “ Stai attenta all’oceano!” Shisha, Nina ed io ci portiamo a casa un brutto spavento della potenza delle onde che ti risucchiano. Ma anche stavolta, pericolo scampato!

Giorno 11: 21/11 – Arrivo a Puerto Escondido

Dopo una breve guida di due ore, siamo arrivate a Puerto Escondido. Abbiamo dato un passaggio ad una spagnola che stava viaggiando da sola e ci siamo dovute stringere per farla entrare. Poi abbiamo fatto una sosta in una bancarella che vendeva acqua di cocco e siamo arrivate a destinazione. Ci siamo sistemate in un hotel vicino alla Playa Zicatela e abbiamo passato il resto della giornata esplorando il posto e rilassandoci sulla spiaggia. Le onde erano alte ed io non ho osato mettere piede in acqua. Il golfo é molto ampio ed é perfetto per fare surf. Abbiamo organizzato una bellissima escursione per l’indomani. Andremo a fare una donazione ad un’associazione che si occupa di difendere dai rapaci e dai cacciatori le uova di tartarughine che vengono depositate sulla spiaggia dalle mamme tartarughe. É stato tutto molto emozionante, come il mare le ha risucchiate una volta rilasciate sulla battigia, senza poterle toccare, per non falsare la loro bussola. Loro si ricorderanno per sempre della loro casa, dove le uova si sono schiuse. É come se avessero un radar incorporato. E noi che non usciamo da casa senza google maps! Magari questi animali bellissimi fossero tutelati in tutto il mondo, invece di essere mangiati o lavorati come carne da macello. 

A Puerto Escondido é terminato il nostro tour per il Oaxaca, una delle zone più hippie del Messico, più adrenaliniche e diverse paesaggisticamente, con mille micro-climi ed escursioni termiche. Ricca di diversità in flora e fauna, credo di aver vissuto un’avventura che mi aiutato tanto a superare le mie paura, uscire dalla zona di comfort, imparare di più su me stessa e quelle cose su cui posso migliorare. Che dire, alla fine ogni viaggio che facciamo é anche un pò un viaggio introspettivo. 

L’ altra parte del viaggio la potrei intitolare COMFORT. Infatti una volta lasciato Puerto Escondido sono riapprodata a Città del Messico ma questa volta sono insieme a Melina, la mia amica tedesca, nella zona europeizzata della città, chiamata non a caso Colonia Roma. In un attimo mi sono sentita teletrasportata in Europa, addirittura i prezzi erano europeizzati. Molto carina la zona ma scordati pure di “Messico lindo”. É semplicemente un modo diverso di viaggiare.

Il matrimonio di Gabi é nella zona del Queretaro. Più fredda, più deserta ed arida stile Gran Canyon. Ci vengono a prendere Gabi e Iñaki, il suo futuro sposo, e da lì ci imbattiamo in un tragitto di 5 interminabili ore. La strada per salire fin su in montagana dove si terrà il matrimonio non é per stomachi deboli ed io mi ritrovo un pò sballottolata. Lì ci raggiungerà Montse, altra amica messicana che é stata la mia coinquilina per un anno a Milano. Si tratta di una vera e propria riunione erasmus!

Il matrimonio ha una pre-boda ed un giorno di matrimonio ufficiale con due riti, uno civile ed uno religioso. La pre-boda si svolge in un locale rustico ma elegante decorato con mille lucine e tavoli distributi su un prato. A cullare la nostra cena le note ed i canti dei Mariachi come ogni libro messicano narra e poi ancora un tipo di musica ereditata dagli spagnoli di cui non ricordo il nome.

Il matrimonio si svogle in una sala decorata con gusto e con i cocktail che prendono i nomi dei cani degli sposi. I pasti sono semplici ma eleganti. All’una del mattino mentre scorrono fiumi di tequila tra gli invitati, arriva il servizio dei tacos ignoranti e mi ritrovo ad essere la prima della fila perchè forse l’unica sobria.

É stato un viaggio dai mille contrasti, sapori ed odori, ma il contrasto più forte l’ho visto in me. Come sono in grado di lasciare ogni mia sicurezza per buttarmi in nuove avventure, nonostante le manie di voler controllare tutto. In noi releghiamo forse mille personalità diverse? Forse vengono fuori all’occorrenza quando non possiamo fare altrimenti. Forse é spirito di sopravvivenza? Non lo so. So solo che ogni viaggio é una sfida con noi stessi e sono certa che tutte le mie amiche, persone conosciute sul cammino ed io ci siamo trovare un pò più mature, diverse dopo un viaggio in questa terra stupenda dove tornerei per la terza volta o forse mille volte ancora.

Hasta pronto Mejico!

Next time a Chapas!

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