Rieccoci qua. Siamo ancora in quarantena e le misure stabilite dai governi Europei iniziano a farsi meno dure. Per la prima volta ieri ho rivisto una persona che non vive con me! Dopo 2 mesi di isolamento. Ma la vera domanda che mi sono posta é: Come sopravvive un expat al covid senza morire (dalla noia, dall’angoscia o dalla solitudine) nell’intento?
Questo é ciò che ho fatto io.
Più guardo le news più di viene l’angoscia. Per un paio di settimane ho creduto di avere la fobia di tornare alla normalità e uscire dalla mia tana dovendo affrontare nuovamente i miei demoni o tutte quelle faccende lasciate in sospeso. Ho letto che si chiama “sindrome della capanna”. Ma la mia a tratti e’ piu un tugurio. É il timore di tornare allo stress e alla routine di sempre, dove non c’è mai tempo per noi stessi.
Mi sono rinchiusa nella musica per esempio. Ho acquistato una piano elettrico e ho passato ore a ripetere e rifare e perfezionare le stesse melodie. Il tempo sembrava fosse inesistente. Forse per i miei vicini un po’ meno.
Mi sono rifugiata nei libri. Sto finendo il terzo in 2 mesi. Tutti argomenti pesantucci, struggenti, attuali, di quelli che ti serviranno in questa giungla chiamata vita. Ne ho letto uno che si chiama ” Lasciarsi. I rituali dell’abbandono nell’era dei social network. MIND BLOWING.
Lasciarsi. I rituali dell’abbandono nell’era dei social networkhttps://www.amazon.it › Lasciarsi-rituali-dellabbandono…
Ho lasciato mezzo stipendio a Amazon, coccolandomi con oggetti strampalati. Ho pure comprato una bilancia smart (di quelle che misurano la composizione del tuo corpo) e al posto dell’ennesimo libro Amazon mi ha detto ” E mo basta con la cultura, toma, una bella copertina per il cellulare!”(L’ho mandata indietro ovviamente). Ah e ho comprato anche un set di 6 mutande. Poi me ne sono pentita amaramente. Tutte cose utilissime dunque.
Ho iniziato a fare yoga. La mia compagna di avventura é una ragazza spagnola trovata su youtube in un video di 15 minuti, con il rumore del mare in sottofondo. Cosa non farebbe un essere umano per illudersi. Ah il video diceva che si perde peso con questo esercizio. Non l’ho mai potuto constatare, visto che non ho ancora ricevuto la bilancia smart.
Ho conosciuto poco a poco tutti i miei vicini, i figli dei vicini, le loro attività quotidiane, i loro animali domestici, il sorriso delle 20:00 che vuole dire “Azz siamo ancora qua a salutarci come dei fessi!”. Tutti sulla stessa barca che affonda.
Ho confezionato mascherine home made, visto che quelle che avevo ordinato online non sono mai arrivate. Ho provato quelle della farmacia e ne ho comprate altre nuove da una signora di Sevilla che le confeziona a casa (dovrebbero essere in arrivo, forse!). Ad ogni modo, le trovo tutte scomode e mi danno un certo prurito alla punta del naso.
Ho montato su un vero e proprio Masterchef, come tutto il mondo del resto, però sono contenta. A tratti mi sono proprio superata. Mia madre é contenta, dice “Finalmente così qualcuno ti sposa”. Come se la cosa fosse nella lista of the things I give a fuck.
Ho festeggiato anche il compleanno sul mio caro letto, ricevendo una quantità smisurata di chiamate. Nessuno mi cagava gli anni precedenti. Chissà perché la gente non chiama più, ti manda un messaggio veloce o una nota vocale e adios, fatto! Almeno in quarantena, pare che le persone abbiano perso il contatto fisico, ma siano tornate davvero a connettere con il resto del mondo.
Ho pensato di lasciare la Spagna mille volte, ma c’è una voce dentro di me che mi spinge a non stravolgere troppo la mia vita, già che l’intero mondo é stravolto, lasciato a brandelli e impegnato a leccarsi le ferite. Dunque, mi sono ripromessa di non farmi prendere dalle mie inquietudini e vivere la mia vita come se stessi vivendo una sorta di anno sabbatico forzato. E invece di viaggiare fisicamente, viaggio con la fantasia, dedicandomi a me stessa e regalandomi anche la giusta quantità d’ozio.
Sono stata messa di “temporary lay off” e sono sollevata dall’idea di non lavorare. Sarò ingrata? Non lo so. Avevo davvero bisogno di una pausa da tutto e tutti. Sono stati mesi così intensi e adesso dopo 3 anni é davvero la prima volta che ho tempo per pensare e fare cose, anche le più insensate. Come una maschera per i capelli a base di uova e aceto. Consigliatissima !
Ho assistito ad una miriade di webminars in tutte le lingue, su tutte le tematiche, a tutti gli orari ed in uno mi sono innamorata di un filosofo romano che ha reinterpretato il concetto dell’incertezza.
Ho lavorato su un piano di sviluppo personale e rivisto i miei obbiettivi per il futuro. Chi sono, che cosa voglia fare e che ho da offrire. Penso che tutti debbano farlo. Lo trovo particolarmente duro e ti obbliga a metterti a nudo con te stess@. Soprattutto metterli per iscritto ed in modo sintetico non é facile. Devi sempre lasciare andare qualche parola, qualche aggettivo che ti preme utulizzare ma che in qualche modo devi farne a meno.
Ho evitato il più possibile di stare su instagram e facebook, cose che in realtà facevo anche prima in modo molto naturale. Però mi sono “drogata” di linkedin e quante ore ho passato a fare scrolling. Ho letto una miriade di articoli interessanti, uno su come é difficile mettere su e rendere profitable un chiosco di kebab https://medium.com/@joelleparenteau/why-are-restaurants-so-fucked-ca07c4624745.
Avrei potuto fare più cose? Non lo so. Altre cose? Probabile. Ho sentito il bisogno di inventarmi questa “nuova” realtà in cui mi sono ritrovata a stare forzatamente in standby. Per chi mi conosce sa, sono una persona irrequieta e non é facile per me mettere tutto in pausa. Eppure se ce l’ho fatta io, c’è davvero speranza per tutti.
Poi vabbe’, parecchie ore le ho passate davanti la playstation. Not going to lie.
Insomma, penso che non ci resta che abbracciare questa nuova realtà e ed essere un pò dei piccoli imprenditori di noi stessi. Reinventarsi in ogni situazione credo sia una delle capacità più importanti per poter stare al mondo. Sarebbe interessante sapere cosa hanno fatti altri expat per sopravvivere, senza morire nell’intento.
C.
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