L’importanza del “Ri”

Nell’impossibilità di spostamenti frequenti, gli expats come me sono finalmente riapprodati in patria, ed anche se con qualche peripezia ce l’abbiamo fatta. Devo ammettere che le care compagnie aeree non sono state per nulla delle alleate; al contrario, ne hanno approfittato in tutti i modi per “trattenere i nostri soldi” con scuse banali ma ben architettate. Neanche un’email con pec ha spaventato la mia “amatissima” Vueling.

Ebbene siamo qua. Sono qua. Casa. Trapani, Sicilia. Due lunghi mesi in patria. Tra mare, sole e sale. C’è qualcosa che mi spaventa i primi giorni. Mi sento come se fossi un’estranea e che il tempo si fosse congelato. Scorgo ogni angolo di quell’orizzonte pieno di colori, quell’aria fresca di mare che alterna un vento fresco di maestrale che scompiglia i capelli ed uno scirocco afoso che ti fa boccheggiare. Quelle onde che si rompono quasi “vastate” sulla roccia e la modellano, a volte portando qualche alga ed altre vecchie bottiglie in cui non trovo mai i biglietti come ci insegnano i vecchi film. A volte li cerco, spero di trovare qualcosa, altre volte sono scettica, proprio come nell’affrontare i miei giorni qui. In quella casa che sa di mio, dove, eppure, io mi sento estranea.

“Dove le metti le padelle?” chiedo a mia madre. Non le so più queste cose. Qui non mi capacito. “Non é casa tua” rimbomba nella mia testa. Scaccio via quei pensieri e decido che la cosa più giusta é vivere quelle giornate e questa casa come se non me ne fossi andata. Imparerò dove sono le padelle, mi dico. E anche le pentole e tutto ciò che c’è da ri-imparare. Da riscoprire.

Ed ora di lasciarsi tutto alle spalle. Questi silenzi. Questo scomparire. Questo non volersi più.

Riscopriamoci.

Ed ecco che dopo qualche giorno sembra come se non me ne fossi mai andata. In un attimo é casa.

Mi godo quei tramonti mentre leggo un libro. Assaporo quei sapori salati che esplodono in bocca. Mi lascio cullare dall’inerzia di quei giorni forse troppo uguali, in cui ho smesso di correre. Ho smesso di essere troppo dura con me stessa. Ho smesso di essere troppo esigente con gli altri. Ho smesso di cercare un senso a tutto ciò che mi circonda. Vorrei solo provare a comprendere come sono arrivata fin qui e recuperare quella antica serenità persa per strada quando arriva un virus e spazza via tutti i tuoi sogni e con se la vita dei tuoi cari. La vita di chi pensavi ci sarebbe stato per sempre, colui/lei con cui pensavi ed avevi scelto consapevolmente di passare il resto dei tuoi giorni.

Allora non ti resta che riscoprire, rimettere in ordine i pezzi della tua vita, i fili che si sono slegati, i cocci rotti di un vaso che non reggevi tu, le carte in tavola che non sono più 40. Reset.

Riparti da ciò che sai. Da ciò che hai. Da ciò che sei. E tutto quello che non hai più, l’hai vissuto solo tu ed é tuo per sempre. E tutti gli addii ingiustificati, perché tu per “quel lavoro hai dato tutto e non te lo meritavi” non é altro che un modo della vita per dirci: ti ho messo su un altro cammino, ora é doloroso lo so, ma tu continua a camminare e capirai.

Nel frattempo, vai a casa, riscopriti, riempiti delle tue certezze, riempiti di gioia il cuore ed ri-amati. L’importante e’ che ci sia un RI.

Casa ha avuto questo effetto su di me. Sono stati tempi duri e nessuno si ferma mai a pensare come abbiamo fatto per superarli, quella tenacia mostrata per non crollare, l’unione con chi era rimasto al tuo lato. Ma la verità é che non siamo macchine o robot. Siamo persone e tutti noi, in un modo o nell’altro, siamo stati feriti, maltrattati, delusi, licenziati, messi in cassa integrazione e così le nostre vite sono stata inondate di un’ incertezza mai provata.

Allora penso che é fondamentale riscoprirsi, ricordarsi che ce l’hai fatta! Abbiamo vinto un male che non ci aspettavamo, a cui non saremmo mai riusciti ad arrivare pronti per la sfida.

Non ci resta che riscoprirci per poter tornare a vivere questa nuova vita che ci aspetta. A casa. In un’ altra provincia, regione, paese o continente.

L’importante é ripartire. Che ci sia un RI.

C.

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