Sono tornata, dopo mille ed innumerevoli disagi.
Ho passato uno dei periodi piu’ difficili della mia esistenza, portando con me la solita guerra interiore, tra razionalita’ ed emotivita’. Per un lungo tempo ho smesso di ascoltarmi, di guardarmi allo specchio, di toccare con mano cio’ che sono, cio’ che voglio. Eppure non sono la sola. Credo che vuoi o non vuoi siamo tutti un po’ masochisti. Smettiamo di ascoltarci e di rispettarci. Ho imparato che ogni volta che assecondo qualcuno o non mi ascolto, perdo una parte di me e mi converto in qualcosa che non sono.
Un anno in pandemia e mi sono persa. Smarrita nei meandri del mio inconscio, del mio silenzio, del mio annullamento. Troppo occupata a sopravvivere e a compiacere gli altri, meno che me stessa. Troppo occupata a perdermi cio’ che amo di me: la mia scrittura, questo blog, la filosofia, la meditazione, la connessione vera e profonda con le persone. Persa in un mondo di superficialita’.
Ho perso il mio lavoro qui a Barcellona. Crisi totale e son vacillata fino a crollare, portando giu’ con me ogni pezzo della mia vita traballante. Derrumbe total. Fracaso. Rabbia, frustazione, ho perso il senso del mio cammino e tutto per uno stupido lavoro, di quelle cose che vanno e vengono. Ancora oggi, non mi spiego come son potuta essere cosi’ dipendente dal mio lavoro, come se quello desse un senso alle mie giornate. Ho scaricato tutto, troppo, su chi amavo e alzato barriere ancora piu’ alte con me stessa, senza riuscire piu’ a vedermi per cio’ che sono: una semplice persona con una storia e tanti pezzi che non incastrano in questo puzzle chiamato vita. Sono diventata afona e incapace di godermi il poco di vita che ci era permessa. Ho allontanato ogni singola parte di cio’ che mi rendeva felice e non tutti hanno capito. Non tutti hanno voluto assistere allo show fino alla fine. Ho perso la battaglia con me stessa ed il prezzo da pagare e’ stata una persona importante per me. Si sbaglia sempre in due quando ci si separa dicono, ma io c’ho messo del mio. Fottutamente auto-distruttiva.
Ho perso il mio “tutto” e son rimasta con 4 pareti, che parlano di una vita che non mi appartiene. Eppure un anno dopo dal fracasso, sono qua. E se sto scrivendo, e’ perche’ son tornata a vedermi, a connettere con me stessa, ad ascoltarmi e a parlare di me. Sono una nuova me, insieme alle altre mille me. Ho un nuovo lavoro e tutto sembra avere un senso. Devi cadere per rialzarti. Devi un po’ morire per resuscitare. Devi smarrirti per ritrovare la strada. Sento di essere al mio posto, sento che faccio un lavoro che mi piace, che non sento come un obbligo. Oserei dire: ho finalmente quello che volevo. Poi pero’ si sa, vuoi sempre di piu’ e di piu’ e quello che hai non ti basta mai.
Eppure, un anno dopo, un anno senza viaggi da raccontarvi, parlo del viaggio intrapreso con me stessa. Un viaggio che tutti noi facciamo prima o poi. Fare i conti con noi stessi e’ una sfida ed e’ un cammino che merita di essere raccontato, se non per gli altri, per noi stessi. Dunque, un anno dopo, non ho grandi consigli o grandi viaggi da raccontare. L’ultimo e’ stato ad Ibiza con la persona che mi ha rotto il cuore e mi ha fatto vedere quanto ero rotta dentro. Non potevo portarla a picco con me. Era ora di riprendermi per mano e intraprendere un viaggio solitario, dove un anno dopo, inizi ad apprezzare veramente le piccole gioie della vita. In cui capisci che l’importante non e’ mantere un lavoro che non ti piace e che ti esaurisce ma ti permette di vivere, l’importante sei tu e il percorso di amore e cura che intraprendi con te stessa, anche quando il mondo si ferma e tu smetti di respirare e mancano tutti gli stimoli che prima di mantenevano a galla. Quello che importa e’ il tuo percorso e chi decidi di portare con te, al tuo fianco, fin quando altri stimoli arriveranno e dovrai abituarti a nuovi cambiamenti.
Sono diventata estremamente pragmatica. Vivo la vita con un forte realismo. Ed a tratti scetticismo. Faccio davvero fatica ad avare aspettative. Forse e’ un bene.
Quello che so e’ che non voglio perdere opportunitua’ di crescita. Voglio godere delle piccole cose e delle persone che ho scelto di portare con me. E’ ora di godersi il tragitto. It’s me again.
C.
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