Andiamo a Capodanno a Malta mi dice mia sorella.
Io penso che Capodanno su un’isola e’ un po’ inusuale ma non ho niente di meglio da fare.
E’ un po’ che sto meglio, ho piu’ energie, piu’ sorrisi da regalare. Meno intollerenza verso una vita che non smette di fare i dispetti. Come quando vuoi solo farti una doccia calda e non funziona la caldaia. La vita e’ piu’ o meno cosi’ negli ultimi tempi. Un cerotto che non aderisce alla ferita. Un accendino che non funziona quando tu vuoi accendere l’unica candela che illumina il cammino.
Mia madre brontola. Brontola sempre quando non e’ al centro dell’attenzione. Quando dice “Si nota che contano di piu’ le vostre necessita’ di fare baldoria che quella di stare con mamma e papa'”.
Ho 30 anni mamma, ho futtamente trentanni.
Eppure hai ragione tu. Dovevo rimanere questo Natale, questo Capodanno. Avevi ragione tu, mi sarei persa qualcosa per quel Capodanno su un’isola inglese imbruttita da discoteche e palazzi in construzione. Un mero canterie a cielo aperto che da un anno veglia sulla mia piccola meta’ ormai diventata adulta e che finalmente ritrova i pezzi di se dispersi per l’oceano.
E allora andiamo, penso, ce ne saranno tanti di Natali e Capodanni insieme. Quando mi ricapita di festeggiare al mare e uscire dal mio mondo di facce conosciute. Alla fine circondarsi di sconosciuti e’ piu’ facile, perche’ loro non sanno leggere questo poema epoico che scrivi tutti i giorni nella tua testa.
Sei solo una persona in piu’ nel mondo.
V. e’ al settimo cielo per mostarmi la sua nuova vita a Malta e non smette di organizzare cene e uscite ogni giorno con gente diversa. Forse non vuole stare sola con me, penso. Forse questo cuore pesante che ho lei lo sente e per sopravvivere sa che c’e’ bisogno di qualcuno che mi dia fastidio. Mi faccia i dispetti, come la vita appunto. Cosi’ saro’ troppo concentrata a farmi stare sul c**** quella persona per pensare che fare con la mia vita per i prossimi 12 mesi. E’ solo arrivato il 2022 e io sono gia’ a i propositi per il 2023.
Ed ecco allora, Jorrit. Il tipo di mia sorella, che lei mi presenta con un sorriso da ebete sapendo che io dovro’ sforzarmi a farmelo piacere.
E’ un cazzone penso dopo poche ore. Perche’ le piacera’?
Li vedo ridere e scherzare mentre io mi perdo nel mio mondo parallelo, ma lui non mi lascia in pace. Torna a farsi spazio tra i miei dubbi esistenziali e domande pragmatiche, perche’ si sa, sempre ho vacillato tra astrattismo e praticita’. Come la pittura, che e’ una cosa pratica ma per me rappresenta l’astrazione dei miei pensieri sottoforma di tulipani e rose. E cuori rotti che rifioriscono.
Ti stai zitto? Vorrei dirgli. Ma lui e’ incuriosito dal mio essere e non molla un colpo. Torna a chiedermi cose del tutto lecite ed io seguo la conversazione ma lo so, lo fa per farsi piacere, perche’ sono la sorella della tipa con cui esce.
E’ auto-ironico e da gamba alle mie ottime doti di provocazione miste a sarcasmo che da parecchi mesi mi contraddistinguono. Vincono sulla docile e sensibile C. infantile che risiede in me e che io ho mandato in letargo. Svegliati, torna qui, le vorrei dire.
E lui, lo guardo e in lui non c’e’ niente di sarcastico e oscuro. Dov’e’ la tua parte dark & twisted? V. la scovera’? Vedo solo un ragazzo alto dagli occhi buoni e sinceri che sa ridere di se.
Io lo scutro con cura. Come fai ad essere cosi’? Dimmi la tua medicina? La tua dieta? La tua cura. Sara’ il sole di Malta? Il mare forse? Sara’ la fortuna di aver trovato qualcuno che ti fa ridere di te e con te?
Le giornate scorrono e noi siamo ormai un trio. Jorrit mi provoca chiedendomi ogni giorno quando me ne andro’ perche’ vuole dormire con V. Mi sta sul cazzo che me lo dica ma lo capisco, dormire in compagnia di mia sorella che russa, mantiene la bocca aperta e ogni tanto ti molla cinquine da pugilie professionista e’ tutta un’esperienza da non perdersi.
Mi consolo come Mr. Barns (dei Simpsons) immaginandomi quante volte l’ha sbeffeggiato nel sonno. Lei dice che si ritrova il suo gatto peloso e lagnoso seduto sulla testa mentre dorme ed io penso che almeno da sola a me queste cose non passano. Che nessuno si siede sulla mia testa e mi lascia i peli in bocca.
Insomma, questi due insieme sono due coglioni, ma sono un’ottima medicina per il mio cuore arido.
La festa di Capodanno e’ una cena con vari amici di V. E’ bizzarro come ci chiedano di fare il self-test covid sul pianerottolo davanti la porta di casa mentre V. sorregge un vassoio di torta salata. Mi dico che se non ci fanno entrare, col cavolo che gli mollo il cibo cucinato con 0 voglia da mia sorella, ma almeno avremo la cena pronta. Eppure quella sera, ho voglia che il test dica che siamo negative. Voglio entrare dietro quella porta e capire cosa mi aspettera’.
Negative.
Entriamo con Jorrit al seguito che fuma ininterrottamente una fottuta sigaretta elettronica ai frutti di bosco che crea dipendenza. Gli amici di V. sembrano cosi’ buttati a caso. Dopo pochi minuti mi faccio di lato e osservo questi estranei mentre V. amoreggia con lo spilungone. La cena e’ altrettanto alla cazzo, ma Sofia ha fatto delle pizze che estrae con la minor cura possibile mentre con l’altra mano sorregge una sigaretta. Accanto a lei un ragazzo British, di cui non ho mai colto il nome, immerge le mani in una ciotola di patate che ha fatto lui, dice, mentre con l’altra butta giu’ una birra che gli sbrodola sulle mani che rimette accuratamente nella ciotola di patate.
Se ero negativa prima di entrare, forse non lo saro’ piu’ una volta uscita, ma chissene frega, tanto io il mio prezzo da pagare gia’ l’ ho scontanto a luglio.
A mezzanotte siamo sul tetto dell’edificio che gridiamo e brindiamo come fossimo amici da sempre. BOOM. Per una notte il passato e il futuro non contano. Solo il presente ci e’ amico e guardiano. Mia madre chiama con una voce sconsolata e ci manda baci insieme alla nonna seduta sulla sedia a rotelle. In un’attimo mi telestrasporto nella realta’ che abbiamo lasciato alla spalle. Su un’altra isola. Siamo andate via e a voi non ci abbiamo pensato. Gli auguri ci tocca farceli cosi’. Ma io li vorrei baciare tutti per poi incazzarmi con loro per qualche frase inappropriata che da tempo non so tollerare piu’. E’ una guerra contro il sistema che io conduco con i miei genitori nella speranza di cambiarli, che capiscano, che smettano di volerci in un modo che non siamo e non saremo mai.
V. ed io siamo libere. E adulte. Ed espatriate. In noi, non c’e’ traccia di catene di cui non possiamo disfarci. Di luoghi comuni che “e’ cosi’ che vanno le cose”. Di percorsi standard che qualcuno ha scleto per noi. Non c’e’ niente di “conforme alle regole” nelle nostre vite, se non che abbiamo un lavoro e come tutti abbiamo un datore di lavoro che ci paga. Mia madre e’ felice di quello, da anni non ne parla piu’. “Le figlie mie sono sistemate”. E allora ha senso pagare il prezzo della sua solitudine non voluta. Mai accettata. Sofferta da sempre, da ormai 12 anni. Mentre mio padre e’ assorto nel suo mondo di semplici gesti, routine, gatti e giardinaggio. Una siesta di 4 ore ogni pomeriggio estivo e passa la paura di una vita vissuta senza stress e senza rischi.
Jorrit esala il suo fumo sul mio viso annebbiando i miei pensieri e io lo trovo davvero di cattivo gusto ma forse mi ha appena salvata dalle mie ansie questo Olandese che di Malta invece non ne puo’ piu’, dice.
Lui e V. sono in una fase opposta delle loro vite li’ e per qualche ragione forse e’ per questo che si sono trovati. Forse perche’ basta un po’ di fumo che sa di frutti di bosco per non pensarci piu’ tanto alle cose, per non soffermarsi sul marcio, su “o le cose sono sicure o niente”, su cio’ che hai mancato anche quest’ anno, nonostante gli sforzi. Alle chiamate non risposte e quelle mai fatte. Ai discorsi evitati, agli amori non vissuti perche’ – lui a breve andra via da Malta, e allora? Anche il presente conta no?.
E allora capisco adesso, il presente e’ la risposta a questo Capodanno di cose non vissute e di altre preziose che oggi ci sono. Oggi conta. E lo vedo negli occhi di mia sorella che ride a crepapelle con questo ragazzo che non smette di irritarmi ma che ha trovato la password incriptata della pelle di V.
E allora ho voglia di sorride, di ridere anche io. Di richiamare mia madre e dirle che mi mancano. Il prossimo anno ci saro’.
Oggi pero’ sono qua, e sono negativa. Vado a letto ubriaca di spensieratezza, mentre V. e Jorrit dormono insieme sul divano di casa sua, dove non c’e’ un gatto ma sicuro qualche ceffone arrivera’, mentre io mi godo un letto king-size tutto per me. La notte di Capodanno, da sola, senza la mia amarezza che quella notte ho buttato giu’ con fiumi di spumante importato da chissa’ dove e chissa’ perche’. Tanto si sa, a Malta lo spumante lo bevono solo gli italiani emigrati.
Buon 2022, pieno di meravigliosi disastri.
C.
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