Istanbul, la citta’ tra due continenti

Diciembre 2022.

Sono in viaggio per Istanbul e gia’ l’aereo sa di curcuma e cannella.Una gentile hostess dagli occhi a mandorla mi chiede alle 11 del mattimo “pasta o meatball?” mentre io ancora confusa cerco di capire chi sono.

I viaggi presto la mattina e quel volo che non puoi perdere perche’ “Sono anni che cerchiamo di organizzare questo viaggio tra cugini”; eppure io sono stanca degli aeroporti, il mio mondo impacchetato in uno zaino e quel posto in aereo che rappresenta il luogo in cui mi riposo, dove non posso fare altro che spegnermi. Ho solo voglia di dormire, non voglio le meatballs, penso.Dormire, una necessita’ primaria molto sottovalutata quando hai trent’anni.

Valeria mi aspetta al caffe’ dell’aereporto, dove e’ li da 3 ore. Mi saluta e ci mettiamo alla ricerca di un taxi. Poco dopo ci lasciamo cullare in una danza di auto che fanno e giu’ tra le strade intrecciate di Istanbul, mentre Valeria mi aggiorna sulla sua vita ed io osservo fuori dal finestrino dietro di lei. Traffico vorace, mi sembra di inserre inghiottita da un vortice. Mi immergo in cosi’ tanti dislivelli, mentre mi trapana il rombo dei motori che danno gas ad ogni semaforo. Valeria ed io ci dirigiamo al nostro appartamento nella zona di Beyoğlu, la Istanbul moderna.

Col senno di poi cari lettori, semmai qualcuno leggesse questo post, direi che e’ stato un errore. Le cose migliori della citta’ si trovano nella parte antica, la old town, aldila’ del Bosforo; nella moderna c’e’ solo la torre Galata e una strada piena di negozi e bar che ricordano appunto qualsiasi grande capitale Europea. Ma noi, non andiamo per quello. Al contrario, vogliamo immergerci nell’antica Costantinopoli e per fare cio’ siamo costretti ogni giorno a spostarci dall’altro lato del fiume. Come accennavo, il traffico e’ nevrotico e attraversare il Bosforo e’ cosa ardua, sia a piedi che in taxi. Nonostante cio’ essendo Istanbul una delle citta’ con la maggior inflazione in Europa, il valore della lira turca in confronto all’euro e’ due volte meno, dunque la decisione piu’ saggia e piu’ pratica per noi era spostarci in taxi la mattina presto (presto = 11 per il gruppo vacanza cigini).

Alessandro, mio cugino arriva solo il giorno dopo la sera, mentre Valeria ed io visitiamo gia’ il Gran Bazar, la zona di Galata, il bazar egizio ed un paio di Moschee. Nel Gran bazar deliziamo il te’ tipico che i turchi bevano come fosse acqua a tutte le ore del giorno. I ragazzi dei bar escono con grandi vassoi con dei bicchierini di te’ scuro gia’ versato e chi vuole puo’ acquistare. Sembra che i prezzi tendano a variare dipendendo da chi compra. Io e Valeria abbiamo speso 5 euro per due te’, che loro forse pagano 50 cent.

Ad Istanbul bisogno fare attenzione ai prezzi che ti rifilano se non sono esposti, ai tassisti che ti dicono i prezzi dopo averti squadrato o ti fanno pagare in eccesso se non gli piaci e tendenzialmente non accettano carta di credito per una questione di principio a noi sconosciuta. Proprio non gli piace e ti snobbano se gli dici alla buona “Pay with card?”. Accelleranno e ti guardano pure schifiati.

I turchi pero’, se non sali sui loro taxi o non ti fanno pagare 25 euro per due te’, sono tra i popoli piu’ aperti e ospitali che abbia mai visto. Estremamente gentili e incuriositi dallo straniero; o almeno, per noi italiani stravedono. Abbiamo conosciuto dei personaggioni, ricevuto richieste istagram e dichiarazioni d’amore. Nonostante il limite della lingua, si sono sforzati in tutti i modi per autarci a trovare posti nascosti che solo noi volevamo visitare, a quanto pare. Come quando dovevamo vedere la “famosa” via dei graffiti nella parte asiatica della citta’, un tizio a cui avevamo chiesto informazioni ci dice che non parla inglese pero’ chiama al telefono un amico che lo parla per spiegarci dove si trovasse questa strada. O un altro e’ stato in grado di coversare con grande pazienza e maestria guidando il taxi durante la peak hour e raccontandoci dettagli assolutamente innecessari parlando con google translate. Lo stesso tizio ci raccontava della “mafia dei taxi” e si offri’ di portarci all’aereporto il giorno successivo per soli 17 euro contro i 40 richiesti da tutte le compagnie che avevo chiamato.

Ma parliamo di cibo adesso: la quantita’ di kebab che abbiamo mangiato, nonostante forssero tutte versione diverse, ma portassero lo stesso nome, ci hanno lasciati particolarmente confusi sulla vera natura del kebab. Se e’ un panino, un wrap, una carne accompagnata dal pane, se e’ piccante, non piccante, solo sappiamo la cura dei dettagli che mostrano quando cucinano, mentre l’attesa dei turisti affamati aumenta mentre loro coccolano il kebab e lo spennellano con cura. Insomma, un aspetto molto siciliano. Ci siamo sentiti molto a casa 🙂

Abbiamo anche provato la musaka turca che e’ costata a mia sorella una notte seduta al bagno. Non e’ piatto per stomachi delicati. I ravoli turchi sono stati invece un piatto interessante da provare. Il nostro ristorante preferito, dove siamo andati 2 volte, si chiama Pera Antakya, nella zona di  Beyoğlu. Molto particolare anche il MeatMoot Taksim Restaurant, ristorante di carne turca stile Salt Bea. Andate solo se avete tanta fame e volete spendere come a Milano, i prezzi non sono per gente locale, ma abbiamo mangiato un’ottima carne per 33 euro a testa.

I nostri posti must-see sono:

Chiesa Hagia Sophia – occhio alle file! Potete prenotar un free tour per vederla con la spiegazione inclusa

La basilica cisterna – potete comprare un pass per 19 euro per saltare la fila

Quartiere Sultanahmet – c’e’ da perdersi per almeno 3 giorni

Palazzo Totaki – una delle cose piu’ belle e piu’ conservate nel tempo che abbia mai visto. Da andare nelle ore di luce, perche’ l’harem non e’ illuminato e se si va tardi si perde la bellezza di questo stabile riservato per le concubine

Moschea azzurra – una replica dell’Hagia Sophia ma in piccola. Splendida!

La zona di Galata – piena di negozietti, e’ un bazar a cielo aperto

Quartiere Balat – un quartiere colaritissimo e pieno di paretti per fare colazione/pranzo

Quartiere Moda (zona asiatica) – pieno di bar per la sera- stile underground

Putroppo non siano riusciti a vedere la Moschea di Soleimano, una della piu’ grandi.

Per me, per vedere per bene Istanbul ci vuole almeno una settimana, ma dipende sempre dal ritmo di viaggio del gruppo. Noi non abbiamo fatto shopping ne’ abbaimo attenzionato i Bazar per comprare oggettistica. Ovviamente ritornerei, con lo stesso gruppo, ma dovro’ prima riuscire ad adattarmi ad uscire di casa alle 11. Nessun early bird ahime’ 🙂

Abbiamo conosciuto altri giovani avventurieri come noi in questa vacanza e una guida turca che ci ha accompagnato nel tour del Distetto di Sultanahmet e della zona asiatica. Gli exptas del viaggio eravamo noi ed e’ stato un bellissimo rincontro in una citta’ estremamente affascinante.

Eppure, nonostante sia una citta’ splendida, volevo ricordare e scrivere qui quello che non raccontano i blog e i video di Youtube.

La ricchezza in Turchia come ormai in molti Paesi e’ estramemente disomogenea e la classe media sta lentamente scomparendo. Quando chiedo alla guida di raccontarmi di piu’ lo noto restio e condivide poco. Non parla mai di Erdogan e di tutte le politiche fatte a favore delle classi ricche,cosi’ come quando chiedo delle droge, mi dice che finisco in carcere se mi scoprono quindi meglio di no. Sembra proprio la reazione di qualcuno che vive in un citta’ dove le autorita’ incutono timore e “meglio non parlare di queste cose” mi fa capire. Poi mi racconta che la maggiore fonte redditizia dell’economia turca e’ il settore manufatturiero e tutte le attivita’ legate alla presenza di un fiume che divide due continenti. Il turco e’ un sales man per natura, abituato a negoziare, a vendere, a barattare e ce lo raccontano anche i libri di scuola, i migliori film che i turchi siamo probilbemente i piu’ abili commercianti di sempre. Mentre le donne ancora non svolgono lavori per noi assolutamente femminilizzati, come quella della cameriera. Non credo di aver visto una cameriera donna in una settimana. Inoltre, prima si servono gli uomini per rispetto e poi le donne.

Quello che mi rimane impresso e’ la quantita’ di bambini abbandonati alla vita di strada, li trovi che mangiano per terra, giocano tra la sporcizia e chiedono l’elemosina. Sembrano abituati ad un sistema che non li vede. Una delle immagini piu’ forti che abbia mai visto e’ quella di un bambino di 4 anni che a piedi scalzi corre sulle rotaie di un tram in movimento per poi saltare su aggrapandosi a un punto non consentito ai passeggeri. Ricordo quel sorriso beffardo, di chi non e’ la prima volta che lo fa. Chissa’ quando scendera’, chissa’ se lo vedranno, chissa’ se lo aiuteranno, chissa dove arrivera’ quel bambino attaccato ad un tram che sfreccia via veloce, tra gli sguardi indefferenti dei passanti.

Quando sono tornata a casa ho avuto una voglia mattia di rivedere in film girato a Istanbul: vite di carta. Lo consiglio vivamente!

Güle güle, arrivederci!

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