Don’t look back in anger, Prague

Sono mesi che non scrivo, forse secoli e di cose ne sono davvero successe.

Spoiler: NON HO MAI LASCIATO BARCELLONA.

Si, quella storia del treno da prendere al volo, l’ho fatto e non sono mai scesa. Barcellona è stata il mio treno, il mio Freccia Rossa, Italo, Ave o come lo volete chiamare. Oppure non chiamatelo. Insomma sono rimasta, e ripartita cento volte ancora, ma solo per brevi tappe.

Questa si chiama Praga.

Dicono che sembra una di quelle città che, passeggiando per le stradine strette, rievochi storia, dittature, ricchi re impellicciati e la plebe per le strade, della Primavera di Praga, di qualcuno passato da qui per distruggerla, ma lei inesorabile lottò per la sua sopravvivenza, per mantenersi un gioiello da ammirare nei secoli.

Cammino per quelle strade, e vedo palazzi austeri e privi di colore, a edifici in stile barocco, facciate adornate da forme e colori, piazze che ti rapiscono tanto da voler passare ore ed ore ad osservarle.

Un altro dei tanti pezzi del mio mondo mi accoglie a braccia aperte, indossando un cappotto e la pantofole, sotto il gelo della notte praghese. M. è la mia casa. E’ un abbraccio forte quello che mi accoglie, un calore, una mancanza della sua presenza nella mia vita. Sono trascorsi più di due anni dall’ultima volta, eppure M. ed io è come se non ci fossimo mai lasciate.

Salendo a casa mi avvisa dicendo “La casa è piccola, ma ho organizzato una cena con degli amici, dovremmo starci tutti”. E’ vero, la casa è piccola, ma è un concentrato di odori, sapori, di cose cotte al forno, quel calore, un senso di famiglia, quella di M. a Praga, quella senza di me, che pochi anni prima era composta da me ed altre matte sciagurate. La notte di halloween passa veloce, tra un bicchiere di vino ed un altro, tra i mille prosciutti e salami che porto dalla Spagna ed io e M. ci guardiamo, e a tratti e vorremmo dirci che il destino è bastardo per averci diviso, eppure no, oggi siamo solo grate al destino, per averci fatte rincontrare, perché nulla è mutato. Perché ci adoriamo come quando vivevamo sotto lo stesso tetto.

Passo le mie giornate girovagando sola per Praga, mentre M. lavora, ma alle 18 in punto mollo tutto e vado da lei ed i suoi amici che finiscono di lavorare. Attraverso da sola mezza città, come se la conoscessi davvero. Mi perdo a piedi e allora a volte prendo la metro o Taxify. Il primo giorno mi lascio condurre dalla logica di quelle mille stradine che si incrociano tutte, fino ad arrivare fino alla famosa Piazza dell’orologio. E’ uno spettacolo di colori e piccoli personaggi in ferro che si muovo allo scoccare dell’ora.

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Eppure camminare stanca, vengo attirata dagli stands che vendono il Prosciutto di Praga a fettone, come fosse una fiorentina. Vorrei comprarlo ma costa un occhio della testa e così mi accontento di un hot dog. Vengo assaltata dai piccioni, mentre origlio involontariamente una famiglia italiana che mi prende in giro per il mio disagevole incontro con i piccioni–“ vi capisco stronzi-, se ne accorgono e vanno via facendo finta di nulla. Me la rido mentre il ketchup mi cola sui pantaloni. Poi voleranno bestemmie.

Decido di unirmi al Free Tour di Praga, che poi non è mai free e tutti lo sanno, ma è sempre una buona occasione per conoscere expats. Ed eccoli lì, un italiano e un argentino, i protagonisti di questo capitolo praghese, in mezzo al gruppo di Free Tour per spagnoli. La guida è una spagnola simpatica che parla troppo veloce e allora Simone ed il suo amico Nehuen si avvicinano. Simone si lancia dicendo –“ Hey, sei italiana hai detto no? Senti, ma tu la capisci questa?”- stavo pensando giusto la stessa cosa, ma solo per la simpatia delle sue smorfie, vale la pena seguirla per tutto il tour- “ a volte mi perdo, però è simpatica!”.

Il tour continua tra le solite domande di rito di chi si parla per la prima volta e ascoltando Maria, la guida, che parla a manetta. E’ difficile conversare senza disturbare il gruppo, così Nehuen salta di gioia quando Maria ci annuncia la pausa Caffè/birra/bagno di mezz’ora che faremo –“jo quiero una cervecita fresquita ya!”- dice con quell’accento che mi fa sempre venire in mente la canzone idiota “jo jo jo me paro el taxi”. Sorrido, desiderando solo un vin brulè bollente. E’ il 1 di Novembre ed io e Nehuen abbiamo una concezione del freddo del tutto diversa, mentre Simone dice con quel suo accento senese “Io una biretta me la farei volentieri”. Solo io sto congelando?

Mentre Nehuen fa public relations con mezzo mondo, io e Simone ci raccontiamo mezza vita e scopriamo che la sorella lavora nelle risorse umane dell’azienda acerrima rivale della mia. Coincidenze. Poi Simone mi racconta come si conoscono lui e Nehuen e la storia mi affascina. 10 anni fa Simone aveva fatto un exchange in Argentina dove conobbe Nehuen, dj per professione, in una delle mille feste tipiche della vita argentina.

Ed eccoli lì, di nuovo insieme, a Praga, 10 anni dopo. Ed io che pensavo che non vedere M. per due anni fosse tanto. Ci penso su, ed è proprio vero, che il tempo, a volte, non è in grado di scalfire la solidità di un’amicizia. Sicuramente muta d’intensità, di chiacchere quotidiane, ricordi da creare ma i momenti passati insieme perché dovrebbero perdere d’importanza?! Simone si trova a Praga perché Nehuen sta facendo il giro di mezza Europa, tra paesi dell’est e Europa del sud, ne sa quasi più di un Europeo. Praga l’hanno scelta come meeting point. Come me e M. Il tour e la giornata volano rapidamente mentre questi due pazzi mi raccontano le loro avventure in Argentina, come se ci conoscessimo da sempre. Io ascolto curiosa, cibandomi del loro vissuto e di quell’energia positiva, nonché sana follia. Sono le 18:00 e scappo a incontrare M., ma Simone, Nehuen ed io ci ripromettiamo di far colazione insieme il giorno dopo.

E così fu. Ci ritroviamo il giorno dopo in una tipica pasticceria Praghese a fare colazione; tra un pizzetta, un cornetto e 2 cappuccini Nehuen e Simone mi raccontano che in 45 minuti hanno un treno che li porterà a Berlino. Da Praga. Giungo alla conclusione che sono matti, ma li ammiro. Vorrei prendere anche io un treno e partire. Adoro i treni, mi ricordano tanti dei miei viaggi in solitaria. E’ l’ora dei saluti…ci abbracciamo e ci ripromettiamo una riunione in un altro posto nel mondo…sperando che non trascorrano 10 anni!

Il mio viaggio giunge al termine ed io & M. sappiamo già che ci rivedremo. La lascio con un groppo allo stomaco, come un boccone a metà, come se ancora una volta rompessi i ponti con il mio passato, con i miei ricordi. Con la vecchia me. Non mi sono mai piaciuti i saluti, eppure sono anni, forse troppi, che mi cibo constantemente di loro. Tra un “Ciao” e un “A presto” potrei scandire, dividere a pezzetti la mia vita. Come fosse un puzzle, a volte si staccano i pezzi, altre volte si perdono del tutto, e volte ancora, ritornano per rimanere ancora più saldi. M. è parte della mia vecchia me, del mio vecchio puzzle, di quello presente e di quello futuro.

Prossimo meeting point potrebbe essere la Grecia.

Stay tuned.

C.

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