Hermana llevame a Costa Brava

È trascorso un pò di tempo dall’ultima volta. Questo blog/spazio personale prende forma e mi fa sentire orgogliosa di questo piccolo risultato. Il risultato di un anno, di duro lavoro e sacrifici. Viaggiare è ciò che ti rimane per scappare dalla routine, dalla solita solfa. Mi manca la natura ed allora V., mia sorella, ed io siamo scappate in uno di quei road trip un po’ da film, di quelli pieni di imprevisti, piccoli incidenti di percorso, grandi scorpacciate e poi noi, immerse nella natura. Sole con un tramonto mentre i pesci saltellano nell’acqua. Ma torniamo all’inizio di questa storia.

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V. è l’unica persona che mi conosce davvero. Sa chi sono. Sa che sorella sono. Conosce tutti i punti più oscuri di me. Ed anche qualche pregio. Ho condiviso tutta la mia vita con lei. Ogni passo, ogni caduta, ogni starnuto, ogni figura di merda lei c’era. Io c’ero. Un expat vive anche questo. Nella sua valigia mette dentro tante cose futili, trucchi e vestiti e qualche libro. Il bagaglio più grande che si porta dietro, però, è fatto di ricordi, di emozioni, di quelle persone che non vedrai più la mattina mentre la mamma ti fa lo zabaione e ti dice “Vedi che e’ sano, ai tempi miei lo mangiavo sempre”. È finita quell’era ed io a volte tremo. Tremo perchè nella mia estate 2019 sono riuscita a regalare a mia sorella, colei che è parte di me in un altro corpo, solo 5 giorni del mio tempo. In costa Brava. Pero’ lei era felice, mi ha detto: “Grazie, sei la mia migliore amica”.

Partiamo il 15 di agosto, il caldo ci uccide. Siamo armate di ombrello e mille borse che non ci serviranno e lo sappiamo. Indossiamo scarpette da mare, le tipiche brutte e grigie, forse inconsciamente siamo fiere di svelare al mondo che ‘siamo in vacanza!’. Abbiamo affittato un auto piccolina e ci daremo i cambi secondo il livello di stanchezza. Odio guidare e V. Lo sa. Io la prendo in giro e le dico che guida come una abuela. Sempre tanto razionale e responsabile lei. La piccola di casa che si prendeva cura di me alle feste e non al contrario. Siamo sempre state così diverse e così complementari. Gemelle diverse.

Scopriamo che la nostra auto non è affatto piccola. Ci hanno dato un Mercedes ultimo modello ultra tecnologico che non sappiamo usare. Utilizziamo le nostre doti seduttrici e accalappiamo un meccanico del parking come consulente. Ci spiega come accendere la macchina, come attivare le luci e tutta una serie di cose basiche. ‘Non arriveremo mai’ penso. V. no, è positiva e razionale, ancora una volta. Io panico, il primo turno è mio. Conduco fino a Lloret de Mar senza sapere che esisteva un bottone per regolare l’inclinazione del sedile. V. mi prende in giro. Sono estremamente buffa. Impagabile la mia faccia quando scopro il pulsante “magico”.

Lloret de Mar è la prima tappa. Scendiamo dall’auto, facciamo il check-in e passeggiamo per il lungo mare. Ci sono italiani ovunque e l’età media è particolarmente bassa. Lloret è piena di bar e ristoranti e la spiaggia non è male. Tutto è orientato al cliente, al turista di qualsiasi età, razza, religione e sesso: l’importante è che si facciano soldi. Rimaniamo affascinate dai cocktail di due litri a 14 euro. Immaginiamo che il post bevuta non deve essere particolarmente divertente quanto il momento della bevuta. C’era aria di festa in ogni angolo, ma non di quelle che piacciono a noi. Ci sentiamo vecchie e alle 12 siamo già a letto. Non credo che ritorneremo.

 Il secondo giorno ci dirigiamo a Platja D’aro, Palafrugell e Palamos. Guida V. mentre io osservo il panorama e le faccio da tom-tom. La sua playlist è odiosa ma cerco di non lamentarmi e la filmo mentre guida felice verso posti che ancora non conosce. Arriviamo in questa enorme spiaggia e la sensazione di libertà è immensa. V. sfoggia il suo corpo magrolino al sole mentre io mi riparo sotto l’ombrellone come i bambini. La nostra tabella di marcia è folle. Per vedere tutto quello che c’è da vedere ci siamo prefissate di fare tappa in 3 posti diversi al giorno. Sarà intenso ma non impossibile. Passeremo li l’intera mattinata da vere spiaggiste, raccontandoci le nostre vite lontane. Arrivate a Palafrugell è subito amore. Un posto incantevole, ricco di colori e immerso nella natura.  V. Ed io riusciremo a trovare il nostro scoglio di pace. Lontano dai bambini che schiamazzano e dai francesi che litigano tra di loro. Possiamo definitivamente annunciare che i francesi fanno turismo dappertutto tranne che in Francia. Tappa preferita: Costa brava. Sono letteralmente ovunque.  Lasciamo questo posto meraviglioso con un po’ di rammarico e dopo aver speso 7 euro per un gelato. Alle 19 siamo a Palamos e facciamo un aperitivo in spiaggia lasciandoci trasportare da un lieve venticello mentre i colori del tramonto dipingo il cielo.

Qui arriva  il primo incidente di percorso; il nostro b&b è una topaia. V. vorrebbe darmi fuoco con lo sguardo nel momento in cui veniamo accolte dalla puzza di gatti (non sapremo mai quanti fossero) e di un porcellino chiamato Antoñito. Si, un porcello domestico. Abbastanza tipico in Spagna ultimamente. Il posto è sporco e vogliamo passarci il meno possibile dentro. Dormiamo poche ore e alle 8:00 siamo già fuori di lì. V. continua ad odiarmi un po’, però, penso, che anche quello è il bello dell’avventura.

Terzo giorno e noi siamo già quasi al confine con la Francia. Questa volta le tappe sono Begur, Estartit, Pals. Anche quest’oggi un’ avventura.  Andiamo a Platja Fonda (Begur), un posto bellissimo dove finiamo per caso, dopo esserci perse e aver quasi scorticato il sotto della nostra Mercedes noleggiata. Sembra un po’ lo Zingaro, un posto vicino le nostre parti in Sicilia. V. ed io sentiamo il bisogno di trovar una somiglianza con la Sicilia con tutto quello che vediamo. E succederà per 5 giorni di fila, non si sa perché. Arrivate a questa punto della giornata , dobbiamo ancora raggiungere la nostra ultima tappa: Pals, piccola cittadina medievale sperduta nell’entroterra catalano. Siamo piene di sabbia nei capelli e il sale è diventato un tutt’uno con la pelle. Decidiamo di utilizzare delle docce a pagamento di un camping. “Non potete entrare, solo se invitate”. “Ma noi siamo invitate infatti, non l’avevo specificato?”. Sgattaioliamo dentro il camping armate di zaini e cambio per poi andare pulite e pettinate a Pals. Mentre ci appropinquiamo alle grandi docce comunitarie, V. ricorda di controllare se abbiamo con noi shampoo e bagnoschiuma. “Non ci sono! Il nostro piano malefico è fallito miseramente”. Karma. Ma non ci importa e determinate raggiungiamo Pals al tramonto. Ci accoglie una lieve brezza di montagna d’estate. Tutto tace. Solo qualche turista qua e là. Mangiamo una paella in un posto in cui non ritorneremo, però Pals ci rimane nel cuore. Compriamo dei souviner e via dirette alla nostra ennesima “casa” per questi giorni. V. mi augura di non aver scelto miseramente, un’altra volta, specifica.

Giorno 4: Escala, Platja Sant Pere Pescador, Empuriabrava e Figueres. Anche oggi tra spiagge e cittadine. Ci “colpisce” in particolare Spiaggia Sant Pere Pescador. E’ una spiaggia enorme e c’è un vento pazzesco. Perfetto per sport acquatici, in fatti il cielo è pieno di aquiloni e strumenti per fare Skysurf. Si riempie di colori e mi diverto a fotografarli. Lascio V. prendersi la sabbia in faccia mentre io cammino lunga la costa in cerca” la giusta prospettiva” le dico. Torno 20 minuti dopo e vedo V. fare a botte con la sabbia che le si infila tra i capelli. Ridiamo e scappiamo da quella tempesta. Ci rendiamo conto che alcune città di passaggio sono quelle tipiche città grigie nate sulla costa che sono piene di palazzoni e di “autentico” e selvaggio hanno davvero poco. Empuriabrava è una di quelle. Il tempo di un caffè e andiamo verso Figueres, dove soggiorneremo due notti. Sta volta azzecco l’hotel, è confortevole, però come decorazione ha degli oggetti un pò random. Lasciamo le nostre cose e andiamo a cena. Taglieri di salumi e formaggi non mancano mai. V. adora questi posti caratteristici,un pò nascosti. Immortaliamo momenti frammentati delle nostre vite lontane e ci appigliamo alla speranza che un semplice aperitivo non rimanga un qualcosa di sporadico. Una casa appena acquistata potrebbe essere la culla della nostra unione. Altrove. Il tempo, sarà lui a dirci quando è ora. Terminiamo la giornata al Museo di Dalì. Ne vale la pena. Ci comportiamo come delle bambine. Ci nascondiamo per poi rincorrerci e a volte ci spaventiamo a vicenda, cercando di soffocare il sussulto. Come due sorelle che tornano bambine. Senza la mamma che può sgridarle. Siamo adulte, eppure insieme torniamo bambine. Sarà nostalgia della nostra quotidianità?

Giorno 5: Roses e Cadaques. Ci aspetta un giro in barca a Roses, fino al parco naturale di Cap de Creus. L’ escursioni in acqua ci sono sempre piaciute particolarmente. Ci ricordano quando eravamo bambine ed andavamo alle isole Egadi con la famiglia con il gommone dello zio. Quel gommone non c’è più, è stato venduto. E’ stata comprata una casa in Germania e la nostra famiglia si è divisa 11 anni fa. Non esistono più vacanze insieme. Sono così sporadiche, che faccio fatica a ricordarle. Siamo sempre molto uniti. Dicono che l’estate è il periodo sacro in cui tutti si riuniscono. Quest’anno non è stato fortunato.

Il giro in barca è piacevole, il vento soffia forte ed ad un certo punto vogliamo solo scendere. Cadaques è il fiore all’occhiello di questa vacanza. Non solo perchè andiamo a visitare la casa di Dalì (consigliatissima!), ma perchè Cadaques è un agglomerato semplicemente perfetto di piccole casette che si diramano su un monte, come fossero i rami di un albero. I suoi colori ti fanno venir voglia di trattenerti per ore a guardarli. Sdraiarti sulla spiagge, sfiorare l’acqua e ammirare come tutto questo combacia perfettamente con i colori della natura, dei fiori, delle barche. Un paradiso terrestre.

In questo viaggio non abbiamo incontrato expats è vero; ma forse non dovevamo incontrare loro. Dovevamo rincontrarci noi. Mia sorella ed io. Avverando il suo sogno di un road trip a base di avventure e tour culinari. Qualche incidente di percorso per poi ritrovare la retta via, direzione Barcellona. Insieme. Hasta la proxima sorella.

C.

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