Mi ritrovo qui, nel mio bar di fiducia dove ho conosciuto L.
L. lavora qui e cortesemente mi serve l’espresso piu’ buono nel raggio di 1km.
Mi racconta che da poco e’ tornato alla base, Barcellona.
L. mi racconta di tutte le volte che ha costruito la sua vita a Barcellona, tante fasi, come me, che ormai sono arrivata alla terza. Eppure per lui sono ben 15 nuovi inizi, 15 nuove albe.
Mi racconta che prima del covid si era tarsferito in Francia, a Montpellier. Lavorava in un ristorante italiano, di quelli frequentati solo dagli italiani. Di quelli in cui entro per sentirmi a casa, anche se tutto e’ estremamente caro. Io entro, osservo questi sconosciuti interagire, mi invento un nuovo accento che mai nessuno riconosce. E’ un modo per rompere il ghiacchio – Di dove sei? Non riconosco di dove sei!- mi dicono. Come se io lo sapessi.
E’ fatta. Un nuovo capitolo per L., in una citta’ dove non conosce nessuno. Quante volte succede. Mi dice che l’amore dell’epoca l’ha portato li’. L’amore che ti porta in posti che non pensavi potessero esistere. Me lo racconta con una certe malinconia negli occhi. I nuovi inizi fanno male. Sono un rischio, di quelli che corri per amore. Per un attimo mi perdo nei miei pensieri mentre mi parla. Tutti i rischi li corri per amore, eppure non e’ necessario che si tratti di un’amore romantico verso un altro soggetto. Io sono arrivata qui per “amor proprio”, l’amore per un futuro pieno e ricco di opportunita’. L’amore per la mia rivalsa.
Dunque, mi dico mentre lui non si accorge di come io mi sia assentanta, qualsiasi tipo di amore ti porta in posti che non pensavi potessero esistere. O rimanerci. Questo fottuto amore che potere ha.
Cosi’ tutto inizia in attimo, in una piccola cittadina francese, dove tutto sa di baguette e formaggi. Non c’e’ uno straccio di italianita’ in quella vita. Quella che a Barcellona si percepisce, ne senti il profumo, il suono delle parole. A tratti l’arte ed il folklore. Terza comunita’ piu’ grande di stranieri della citta’.
Inizia in una pizzeria L., si rinventa. Solo, con il suo amore e un bagaglio di speranza ed umilta’ verso cio’ che verra’. Fiducioso che tutto andra’ come aveva previsto. Sperando che tutto avra’ senso. Ne varra’ la pena, si dice.
Il lavoro andra’ bene, la casa la sentira’ sua, la convivenza li rendera’ ancora piu’ uniti. Con colei con cui ho scelto di intrecciare ogni mia insicurezza, ogni mia vulnerabilita’, ogni pezzo di me.
Eppure, mi racconta L., che ben presto le cose si complicano. Tutto diventa nero, maledettamente complicato, astioso. Poi a tratti, piatto. Lei non mi degna di un sguardo. Sono qui per te, come fai a non capirlo. Poi, il colpo di scena inaspettato. Il covid arriva proporompente nelle nostre vote e – ci ha dato il colpo di grazia – mi dice. Il mio grande amore francese e’ durato solo 5-6 mesi in terra straniera. Le conversazioni diventano monotone, piene di rimpianti, piene di cose non dette, cose non fatte. Discorsi mai affrontati. Sogni riposti e dimenticati nel cassetto. L. si chiede se non fosse stata colpa sua. Forse non ha fatto abbastanza. Lo guardo e vorrei abbracciarlo – Non lo so L., ma c’hai provato. Non c’e’ sconfitta nel cuore di chi lotta -dicono.
Lei non mi tocca piu’. Io non esisto. Tutto piomba in un silenzio da cimitero. Del peso di quelle cose morte, che continui a trascinare con te. La fine e’ vicina, ma non vuoi vederla. Ed e’ troppo dura da affrontare. Nessuno ci insegna ad amare, figurati a soffrire, a dire addio L.. Lasciar qualcuno, quando sei cosciente che e’ gia’ parte del tuo passato. Dirlo, e farlo con le parole giuste. Come si fa?! Non ci sono corsi su come lasciarsi, o farlo senza distruggersi a vicenda. Che parole hai usato L.?
L. sa che il suo dolce amore di Montpellier e’ appeso ad un filo, ma non ha la forza di mollarlo. Vuole provarci e riprovarci. Ed e’ uno sforzo unilaterale, mi dice. Non sa come uscirne, non se lo spiega. Dopo tutti quei sacrifici, quel posto dove l’amore l’ha portato, che probabilmente non gli appartiene. Pero’ appartiene a lei. E lui? A chi appartiene lui? Ad una vita che non voleva forse? Ad una vita scelta per un’altra? Per un essere che non e’ lui Un posto che non pensava esistesse. E per lui non esiste. Non e’ mai stato casa.
L’illusione di quella vita finisce quando il covid affonda il colpo finale nei mesi finali del 2020. L. perde il suo lavoro e quel piccolo barlume di fiducia con cui era arrivato, muore con se’. Quell’idea di stare bene per rincorrere un amore che e’ defunto, lo fa rabbrividire. Non sto bene qui con te. E tu non mi vuoi piu’, non hai nemmeno lottato per cio’ per cui prima avresti rischiato tutto. Ho rischiato solo io maledizione. E ho lasciato dietro di me ogni cosa. Per te.
Un expat che lascia la sua casa dopo 14 anni a Barcellona e che prova ad essere expat in un posto nuovo, fa fatica a reinventarsi, ad incontrare il suo “purpose” solo in un essere esterno. C’e’ bisogno di molto di piu’.
L. fa le valigie e dice addio a quella vita impacchettata per “lei”. Decide di rimettere tutto in una valigia e reinventarsi li’ dove era stato bene. Barcellona e’ casa sua. Torna il figlol prodigo. Volvi’ a casa.
Nessun amore puo’ intrappolarti in una vita che non e’ la tua. L. lo sa, ma non si pente di averci creduto. Era giusto cosi’. Il covid gli ha portato delle risposte che non sapeva esistessero, che fossero li’ scritte per lui. In un posto dove non sapeva ci fosse una vita scritta per lei, ma senza lui.
L’amore per se’ stesso e’ la sua rivincita, Quel posto che non pensava esistesse, adesso esiste, ma e’ parte del suo passato.
Bentornato a casa L.
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