Oggi e’ una di quelle giornate in cui sole irradia le case siciliane. Ci sveglia delicatamente con la sua luce alla finestra. La nebbia degli ultimi giorni e’ solo un lontano ricordo. Il vento che soffia incazzato si e’ finalmente calmato. Le famiglie siciliane ritornano al mare, preprano borse e borsoni per godersi quel pezzo di spiaggia naturale che finaranno per inquinare, dimenticandosi di quanto siamo fortunati. Resti di pasta, di panini e frutta putridi sotto il sole. Ma sono tutti felici, ignari delle consequenze delle loro azioni.
Mi trovo nella mia casa al mare, nella mia veranda. Intrappolata tra troppo verde e troppo spazio per una sola persona. Intrappolata tra i miei sensi di colpa con cui faccio i conti da ormai una settimana. Ho perso il senso mi dico. Ho abbassato la guardia e questo maledetto virus ci ha divorati. Siamo positivi e per una volta non nel vero senso della parola. Siamo positivi al covid. Si, questo maledetto mostro che pensavamo di aver sconfitto, e’ tornato. Ci sta facendo a pezzetti uno ad uno, ognuno con i propri acciacchi. Paradossalmente io, l’untrice, sono quella che sta meglio di tutti. Eppure dentro e’ un caos di emozioni.
E’ un anno ormai che scrivo di questo covid e, per la prima volta lo vivo sulla mia pelle. Mi parla, mi spiega chi e’. Mi urla come ci si sente ad essere deboli. Mi rimbomba nella testa “sei fragile, proprio come tutti gli altri”. Chi mi conosce sa, quanto io sia sempre alla ricerca della perfezione, con me stessa. Eppure, questo covid pare mi abbia messo in ginocchio. Mi ha spinto a guardarmi allo specchio “Anche tu puoi prendere un virus e infettare tutta la tua famiglia. Sei fragile, ammettilo”.
Quindi oggi, dalla mia veranda vista mare, lo ammetto cari amici lettori. I fucked up. Sono fottutamente fragile, come tutti. Non ho super poteri, non sono immune. Ci sono cose che non so gestire. Ci sono cose che non so dire e che non so sentire. Relazioni che non so da dove iniziare a gestire. Ci sono posti che non visitero’ mai e cose che non sapro’ mai essere. Un coraggio che non avro’ mai per sfidare lo status quo. E sapete che c’e’? Va bene cosi’. I fucked up and that’s ok.
Crocifiggetemi se questa e’ l’ardua sentenza. Sono solo una donna che cerca di essere la miglior versione di se stessa e probabilmente non c’e’ nemmeno l’ombra della perfezione. Il virus ti mostra in tutto il suo essere e la sua potenza che non ci e’ dato scegliere. Lui sceglie noi. E that’s ok.
In questa bolla confinata alla solitudine, sono a casa mia. Il mio posto felice che ogni pomeriggio alle 20:30 mi regala tramonti che muovono ogni particella del mio mondo. Guardo quel sole e vorrei condividerlo con chi non sa guardare me. Ascolto il silenzio delle giornate, il rumore del vento che muove le foglie e fa scuotere gli alberi. Gli uccelli che sembrano litigare per una briciola di pane gettata via e i gatti che cercano una mano che li accarezzi. Tutto parla di cio’ che per me e’ felicita’. E’ strano, sono in trappola eppure mi godo il posto piu’ bello del mondo per me.
Sono connessa con me stessa e con cio’ che vedo e sento. Una parte di me e’ estremamente felice. Il tram tram quotidiano smette di scandire le mie giornate, gli stimoli esterni sono pari a zero, le corse per la metro adesso sono corse in giardino per mantere attivo il corpo.
Una parte di me si gode questa solitudine forzata che a Barcellona non riuscivo a sostenere e che adesso e’ il mio habitat naturale. Sono sintonizzata, sono io, senza inquietudini, senza capogiri, senza quello stress che non so gestire. Sono sola e mi sento bene con me stessa. La mia compagnia mi basta.
C. l’untrice, risorge dalle ceneri ancora una volta. Anche quando un virus ti mette in ginocchio, tu risorgi.
C.
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